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Solo il Mare

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Questo è il mio primo libro
Bellissime e maledette Maldive Un’ emozione irraggiungibile
Vincent nuotava tra mante e squali, viveva senza scarpe e aveva giurato fedeltà eterna all’oceano fino a quando provò un’emozione che non aveva mai vissuto…
150 pagine di parole vive sono quello che restano di quasi due anni vissuti alle Maldive su un’isola minuscola e magica.

 

“Solo il mare” © di Mario De Milito è un’opera depositata SIAE protetta da copyright.

Qualsiasi riferimento a fatti o persone è puramente casuale e non rispecchia in alcun modo la realtà.

 

 

 

 

 

Di seguito due estratti del libro.

 

 

 

 

 

Incipit

Non c’è più il colore limpido e scintillante dell’oceano,

ma un cinico e triste asfalto,

se mi affaccio dalla mia finestra non vedo più i delfini o qualcuno che grida

“ci sono le mante, guarda un’aquila di mare”…no,

adesso giro gli occhi alla mia sinistra, quando sono in ufficio,

e vedo palazzi su palazzi,

rumori delle auto che sfrecciano e non il lento e poetico riscaldarsi dei motori di un

dhoni,

ma la mattina apro gli occhi e la prima cosa che vedo è l’amore

Do un bacio a Lauren e intorno a me vedo l’oceano

Solo il mare può capire

 

 

23/ 12 /2006

 

Email da Santiago.

Hola Hola,

Dalle Maldive tutto ok…da una settimana mi sono trasferito su un’altra isola sul bordo del reef oceanico…esco a pesca anche tre volte al giorno, è altissima stagione qui nell’Atollo di Ari…altura, bolentino di notte alla deriva, reef casting da paura [1]…ti dico solo che lunedì dovrò andare a Male per fare spese…praticamente non ho più popper [2]!!! Tra Giant Trevally locomotiva [3], dentici, cernie infami ed altri maledetti carangidi la scorta di artificiali, le ancorette super rinforzate e i cavi d’acciaio iniziano a scarseggiare…
Ma veniamo a noi…ti scrivo in via del tutto eccezionale date le difficoltà di comunicazione con cui bisogna fare i conti per un motivo ben preciso: le Maldive potrebbero aver bisogno di te.
Ti spiego: cercasi disperatamente un successore pescatore in grado di portare avanti il lavoro che ho iniziato…altrimenti tutti i miei sforzi saranno stati vani!!!
Io andrò a fare la stessa cosa a Zanzibar, naturalmente dopo alcuni mesi da passare insieme alle Maldive!!
Bello no???Fammi sapere cosa ne pensi, da parte mia sarei molto felice di lavorare con te, questo posto è quello giusto per gente come noi.
L’unica cosa: niente barba e voglia di fare tutto, non solo pesca, il che significa imparare ad andare a vela, windsurf e portare la gente in giro a fare snorkeling tra tartarughe, squali e coralli!!!
Fammi sapere cosa ne pensi, se sei interessato e preferisci vivere in mezzo alla natura e fare un’esperienza esaltante piuttosto che rispondere al telefono in un noiosissimo call center, avvisami che ti metto in contatto con il boss.

Fottiti

Santiago

Per circa due ore Vincent aveva provato a telefonare a Santiago, che viveva ormai da qualche mese a Hibaroo Island, nell’atollo di Ari Sud, ma era difficilissimo prendere la linea e quando ci riusciva, rispondeva qualcuno con un inglese peggio del suo che non riusciva a metterlo in contatto con il suo amico.

Alle Maldive era tutto difficile dal punto di vista tecnologico informatico;

sperdute nell’oceano indiano, le isolette maldiviane erano davvero lontane dal mondo, in tutti i sensi.

Era difficile ricevere una telefonata, era difficile connettersi alla rete internet, i telefoni cellulari non avevano la linea quasi mai e quando sembrava che ci fosse , era un bluff.

Ma dopo circa 7 tentativi finalmente il contatto con Santiago avvenne e con un entusiasmo che solo lui riusciva a trasmettere, raccontò tutta la storia a Vincent.

<<Vincent qui è tutto bellissimo, la pesca è un sogno, i combattimenti con i Giant Trevally locomotiva sono più belli che in televisione>>

Considerato il suo brillante inizio , come guida di pesca, su una delle isole gestite da una multinazionale del settore turismo, il boss aveva chiesto a Santiago se conosceva un’altra persona che avrebbe potuto fare la guida di pesca sull’isola gemella (perché di proprietà della stessa multinazionale) di Hibaroo Island, Dreamland Island, e lui aveva raccomandato Vincent al supervisor dei centri nautici, che lavorava in sede in Europa.

Si fidavano a tal punto di lui che Vincent non aveva neanche dovuto fare un colloquio, almeno non di persona.

Dopo aver inviato il curriculum al responsabile dei centri nautici delle Maldive, aspettava solo una telefonata di conferma.

Non era ancora convinto di partire.

A dire il vero si, lo era.

Voleva partire, ma non aveva il coraggio di ammetterlo a se stesso e pensava già alle difficoltà che si sarebbero presentate al pensiero di lasciare la normale vita da uomo medio per affrontarne una completamente diversa, basata sulle novità.

Era avvenuto tutto in una telefonata.

– Vuoi partire per le Maldive?

– Si, perché no…

Vincent si era appena laureato, adesso viveva a Città dell’est, soprannominata “la perla dell’oriente”, per la storica posizione strategica a livello geo-politico, e stava cercando un lavoro …e quello, anche se molto particolare, era un lavoro…lo pagavano per andare a pescare ed insegnare l’arte della pesca in uno dei mari più belli e ricchi del mondo…

dove avrebbe potuto trovare un lavoro più bello di quello?

Come spesso accadeva, Vincent, andava a bere il caffè da un suo cugino, Angelo.

Lo chiamava il Mago del Mare perché ogni volta che uscivano a pescare insieme lo stupiva con dei piccoli trucchi, e tutte le volte pescava più di lui, nonostante non avesse le sue conoscenze strettamente tecniche.

Che si trattasse di seppie, calamari, o chissà cosa, pescava sempre di più.

Lui era in realtà, un professionista della pesca col palamito e aveva ricevuto i suoi insegnamenti dal nonno che a 80 anni andava ancora in barca a “calare il cuenso”[4] da solo, a volte anche di notte.

L’uomo con le mani più dure e vissute che abbia mai conosciuto

così lo descriveva Vincent.

“Il Vecchio di Hemingway esisteva davvero”,

pensava ogni volta che gli stringeva la mano.

Ma mentre la partita a carte con il mago del mare proseguiva, accompagnata da un ottimo caffè, preparato dalla moglie Francy, e da un’ ottima sigaretta , squillò il cellulare di Vincent che in quel momento assomigliava al cicalino impazzito di un mulinello da traina con un pesce vela in fuga…

Era il responsabile dei centri nautici che voleva spiegare alcune cose a Vinc e dargli ufficialmente la data della partenza, nonché il “welcome aboard”.

Gli aveva detto:

<<dammi del tu, chiamami Esteban>>

 

 

 

 

 

 

SQUALI

Avevano scelto Shark reef, come meta dell’immersione.

In barca c’era Jules, il miglior diver che Vincent avesse mai visto, bastava guardarlo sott’acqua per emozionarsi. Jules aveva l’assetto subacqueo di un pesce, completamente a suo agio in un mondo in cui era ospite.

C’era Sergy, che documentava tutto con la sua telecamera subacquea, Handy a fare fotografie e Giselle unitasi al gruppo all’ultimo momento.

Shark reef era uno dei posti in cui si arrivava con la quasi totale certezza di vedere gli squali.

E quel giorno, per caso, per fortuna o per sfortuna, a seconda dei punti di vista, su Shark reef c’erano delle barche di pescatori che stavano pasturando per pescare dei tonnetti.

Quando Vincent e Jules avevano visto la scena della pastura, con pesce tritato e una poltiglia sanguinolenta che fluttuava nella corrente si erano guardati negli occhi.

Non si erano detti niente, non ce n’era bisogno, bastava uno sguardo per capirsi e capire cosa stesse accadendo sott’acqua in quel momento e sperare che stesse accadendo proprio quello che immaginavano.

Sapevano entrambi che stavano per buttarsi in un branco di squali in frenesia alimentare, quello che avevano sempre sognato vedere.

Piccolo briefing di Jules sul profilo dell’immersione e via pronti a buttarsi nel blu.

Shark reef era una secca che dai 50 metri di profondità si inerpicava con una specie di cappello roccioso fino ai 7 metri.

La loro immersione doveva essere basata su un’insenatura rocciosa intorno ai 24.

Ma in realtà arrivati ai 13 nessuno aveva più voglia di andare giù per lo spettacolo a cui stavano assistendo; al massimo qualcuno voleva risalire in barca.

Era pieno di squali grigi di scogliera ed erano tutti incazzati e affamati.

La pastura dei pescatori in superficie li aveva mandati in totale frenesia e si vedevano sfrecciare in qualsiasi direzione squali tra i due e i due metri e mezzo.

Una velocità paurosa nell’accalappiarsi i tranci di pesce buttati dai pescatori e i tonnetti allamati dagli stessi che finivano la corsa prima di arrivare in barca.

Tutti avevano macchine fotografiche, videocamere subacquee, ma nessuno riusciva a fare niente.

Erano concentrati sull’evolversi degli eventi. Non c’era tempo per fare delle foto.

In realtà, anche se questi squali non erano pericolosi, nella maggior parte dei casi, i ragazzi dovevano comunque guardarsi le spalle a vicenda.

Chi poteva dire cosa sarebbe successo in quella scena di frenesia totale?

Erano pur sempre squali e ora lo erano ancor di più nella completa gabbia di scatti fulminei alla ricerca di cibo.

A un certo punto dell’immersione, dopo circa 30 minuti, i loro amici dai bei denti affilati, cominciavano a mostrare dei segni di intolleranza verso i subacquei che , stavano infastidendo la loro colazione con la loro presenza.

Gli squali avevano inarcato il dorso e abbassato le pinne pettorali, cominciavano a dare dei segnali non proprio amichevoli.

Pian pianino tutti avevano, su segnale del capogruppo Jules, cominciato la risalita, ma intorno ai 10 metri un bel bestione aveva puntato proprio Vincent.

Era piuttosto serio e voleva dirgli esattamente, anzi glielo disse:

“fuori dal mio territorio, tu e i tuoi amici umani”

Lo aveva puntato alla velocità del suono, gli era arrivato a circa 50 cm dal volto, quando, come per proteggersi , Vincent, istintivamente, aveva messo la macchina fotografica davanti al viso, ma aveva gli occhi aperti e aveva visto benissimo lo sguardo dello squalo. Dopo essere arrivato a 50 cm dal viso di Vincent lo squalo era poi tornato indietro per continuare il pasto di tonnetti. E andando via si era portato dietro una parte delle emozioni di Vinc e la scia sonante che rimbombava nelle orecchie di tutti i subacquei.

“Chi ha mai detto che i pesci non emettono suoni sott’acqua lo ha fatto perché non ha mai sentito la scia di uno squalo di due metri e mezzo a 50 cm dalle proprie orecchie”

 

 

il resto è da scoprire…

 




[1] Tipi di pesca sportiva

[2] Esca artificiale per pescare in superficie, che con un movimento scordinato e rumoroso attrae i pesci predatori.

[3] Pesce predatore appartenente alla famiglia dei carangidi. Il GT o Giant Trevally è il più grande della famiglia.

[4] Espressione dialettale di Città dell’estche sta ad indicare l’azione della pesca con il palamito, un cordino lunghissimo con centinaia, a volte migliaia di ami attaccati.

 

 

 

Fishing Thailand

RED TAIL CATFISH


Non sono diventatato un pescatore d’acqua dolce…ma i pesci dei laghi di Bangkok hanno la forza del mare…

Viaggiare in Thailandia

Ed eccomi qui,

rientrato da pochissimi giorni dalla Thailandia.

Sono tantissime le sfaccettature che questa terra, del sorriso e della libertà, può offrire.

Dalle due facce di Bangkok, quella povera vicino la famosissima strada dei viaggiatori zaino in spalla, Kao San Road, e quella invece più moderna, dove prevalgono i grattacieli, gli alberghi più eleganti e lussuosi e i grandi centri commerciali.

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Kao San Road in un momento di tranquillità, i “negozietti” sono tutti operativi in tarda mattinata 

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                                              Kao San by night …tutti operativi

Sicuramente bisogna visitarle entrambe per capirne le differenze e i diversi stili di vita.Nel centro più turistico, Kao San Road, si può trovare di tutto a dei prezzi stracciati. Puoi trovare dei jeans, delle magliette,

delle cavallette o degli scarafaggi saltati in padella

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e anche delle piccole postazioni, per niente nascoste, dove poter richiedere a prezzi ridicoli qualsiasi tipo di documento, da un passaporto a una laurea ad una tessera della stampa (non autorizzati chiaramente).

Per andare dall’altra parte della città, è molto semplice. Gli spostamenti a Bangkok costano davvero poco, ma bisogna contrattare il prezzo in anticipo per evitare piccoli inconvenienti.

C’è il tuk tuk, una specie di ape taxi,

IMG_0829.JPGche arriva quasi ovunque a prezzi modici, ma bisogna chiarire sin dal primo momento al conducente, che non si è interessati ad altro se non alla propria destinazione. Questo perchè gli autisti di questi piccoli taxi, vi porteranno sicuramente in dei negozietti, per cui lavorano a commissione, a vedere dei tessuti o dei gioielli.

Da visitare anche alcuni dei numerosissimi templi buddhisti presenti ovunque, dei posti in cui si respira aria pura, nel senso metafisico del termine.                           DSCN1737.JPG          

                                                                      Oppure fare un’escursione ad uno dei mercati galleggianti in provincia di Bangkok. Molto bello perchè i canali, in cui i Thailandesi vendono di tutto a bordo delle  loro longtail boat, sono scavati nella giungla più selvaggia.              DSCN1814.JPG

Per degli spostamenti più lunghi, invece, è preferibile prendere un taxi (praticamente aspettano un turista ogni 10 metri) e fargli attivare il tassametro sin dal primo momento, senza trattare un prezzo forfettario. L’esperienza insegna che col tassametro si paga sempre meno … Per degli spostamenti di un’oretta diciamo che la cifra media da pagare è di circa 120/150 bath (circa 3 euro). Appena arrivato in aeroporto ho preso il primo taxi e ho contrattato per 600 bath (12 euro) per portarmi in hotel (a circa 40 km dall’aeroporto). Beh al ritorno invece il taxi l’ho pagato 170 bath col tassametro!!!

Ma veniamo agli spostamenti più lunghi…

Dopo tre giorni a Bangkok, causa aria irrespirabile (afa e smog), bisogna assolutamente muoversi.

La nostra  meta chiaramente è stata il mare, ma non quello turistico di Pucket o Phi Phi Island, bensì il golfo del Siam.

Se si vuole risparmiare, come abbiamo fatto noi con i nostri zaini in spalla, si viaggia in autobus.

Partenza da Bangkok nel tardo pomeriggio (18.00-19.00) e arrivo sulle varie isolette previsto per l’ora di pranzo del giorno dopo. Ci vogliono circa 10 ore di autobus e poi si prendono i vari traghetti o catamarani con destinazione isole. Gli spostamenti sono sempre di gruppo e i Thailandesi da questo punto di vista hanno un’organizzazione più che perfetta. Ti attaccano dei piccoli adesivi colorati sulle magliette e non c’è mai, e dico mai, il rischio di sbagliare. Se provi a fare un passo diverso da quello del gruppo a cui si è assegnati, arriva immediatamente una guida, arrivata da chissà dove e che non avevi mai visto prima, a riportarti sulla retta via.

Se invece si vuole risparmiare tempo si possono prendere dei voli interni che costano comunque poco, circa un terzo che in Italia…

Dicevo che noi abbiamo scelto il golfo del Siam e con precisione abbiamo fatto delle tappe a Kho Panghan e a Koh Tao. Bellissime entrambe e molto selvagge.Dal porto di Ko Phangan per arrivare sull’altro lato dell’isola ci vuole un’ora di fuoristrada tra la giungla, ma poi spiagge incantevoli ti circondano. La baia si chiama Tong Na Pan Noi e alle spalle della spiaggia c’è anche una piccola cittadina in cui si trova di tutto, dai bancomat ai piccoli market in cui non manca nulla.

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 Anche a Ko tao siamo andati sul lato opposto a quello del piccolo porto. In questo caso ci abbiamo messo 25 minuti (Ko Tao è molto più piccola di Ko panghan) ma molto più selvaggia e molto più “isola”. Noi avevamo un bungalow in spiaggia in una baia piccolissima, ma spettacolare e DSCN1985.JPGsoprattutto con pochissimi turisti. Ma oltre alla spiaggetta e ai pochi bungalow non c’è nient’altro. Per fare spese si prende un taxi, prenotato in reception e si va in città.                                                                  

                                                                                Tanote Bay  

                                                                                                     

 ed ha anche due piccoli Diving centre. Ho fatto 5 immersioni ma, lo sapevo di già, il mare non offre tantissimo come nel golfo delle Andamane. Ma le ho fatte comunque per vivere qualche ora in assenza di gravità…

Lo snorkeling è carino, ma solo per essere chiari, per chi è stato alle Maldive o nel mar Rosso, non aspettarsi nulla di eclatante, ma l’acqua è caldissima!

Adesso tocca a voi…buon viaggio e W LA THAILANDIA

Thailandia Fishing

THAILANDIA FISHING

Appena tornato dalla Thailandia, la terra del sorriso e della libertà, ed è proprio così.

I Thailandesi sono disponibili e sorridenti, ma ci sono delle zone lontane e selvagge in cui non sono molto  espansivi, ma solo perchè non sono abituati ai turisti.

A Koh Tao, ad esempio, un’isoletta nel golfo del Siam, con degli angoli di paradiso incredibili e nascosti da una giungla che cela sorprese e spiagge da sogno, ci sono così pochi turisti che alla gente del luogo, dai semplici camerieri ai “direttori” di “resort”, sembra quasi che non gli importi granchè di  riempire l’hotel o vendere escursioni.

Ma parliamo di pesca adesso. 

Questa volta non ho concentrato le sessioni di pesca in mare, bensì in laghi interni alla provincia di Bangkok, ed è incredibili la quantità di sorprese che alcuni laghi possono mostrare…

Dopo aver preso contatti dall’italia con Jean Francois Helias, detentore di tanti record IGFA in acque dolci, nonchè rappresentante Thailandia IGFA, sono stato guidato proprio da lui in due laghi in cui i pesci erano più che aggressivi e soprattutto fortissimi.

Potenza, velocità e voracità le 3 caratteristiche dei pesci pescati in questi laghi.

 

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Mekong giant catfish (25 kg circa)

Pescato con pasture segrete preparate dalle guide Thailandesi…

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Red Tail Catfish  (rispettivamente 15 e 10 kg)   IMG_1013.JPGpescati a spinning con esche siliconiche simili a dei piccolissimi black bass (tilapia il nome thai di questi pesci esca)                                   

 

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Barramundi di circa 6.5 kg pescato a spinning con un esca siliconica di un colore arancione molto vivace
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Alligator Gar (6 kg circa) pescato con pesce vivo (Tilapia, un pesce simile al carassio nostrano ma molto più scuro, quasi nero)
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Hemibagrus Wyckioides
peso circa 5 kg (anche questo pescato con esca viva)
Il nome locale è
Pla Kot Kang
(un tipo di pesce gatto originario della Thailandia …forse?!)
Beh direi che i motivi per cui ho pescato solo in acque interne potete capirli dalle foto…credo che il mare questa volta mi perdoni !!!
THAILANDIA
OLE’

Pace dei sensi

mario3.JPG                                       PACE DEI SENSI                     mario6.JPG            
 
                                                                                 mario4.JPG 
 
 
 

 
 
 
 
CHE PACE!
SOLO IL BLU DELL’OCEANO
E ALCUNE BOLLICINE…
 
 

Striped bass

Ecco la mia prima cattura a mosca:

 

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una cattura anomala se si pensa che la trota è il pesce ricercato con questa tecnica,

ma noi filosofi della pesca preferiamo fare esperimenti

Questo è uno striped bass, anche se diverso dall’originale persico-spigola americano

In alcuni laghi in Italia qualcuno sta cercando di trapiantarlo e sembra che per adesso l’esperimento proceda bene.

Questi pesci erano attirati sia da streamer se parliamo di pesca a mosca, che da cucchiani rotanti se invece insidiati a spinning

 

CATCH                    AND               RELEASE

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Black Bass

Il Mare è lontano, ma la passione per la pesca non ha limiti di spazio o sapore delle acque.

 

Dolci o salate non importa, quello che importa è continuare a cercare qualcosa in acqua.

Adesso la mia passione si chiama Black Bass o Boccalone per altri.

Questo pesa circa 700 grammi ed è il mio primo:

 

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 Ho provato almeno 8 artificiali per fregarlo…li inseguiva tutti ma poi rifiutava.

Alla fine ha vinto un piccolo minnow di 7 cm della Carson attaccato nel momento in cui era fermo a galla.

In questo lago si pescano a vista, ma sono stato io ad inseguirlo provando tutti i trucchetti del mestiere.

Al prossimo quindi…

I miei amici pescatori

C’è chi cerca un lavoro, c’è chi cerca la donna della vita…

Marco si accontenta di un cefalo da innescare…

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        Marco …dategli un cefalo da innescare su due ami e lui è felice…

        beh alle Maldive era più contento di innescare un bonito (tonnetto), ma in   Italia si accontenta di un cefalo… 

 

 

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   il risultato di una battuta di reef casting alle maldive con mio fratello Angelo e Marco

Mio fratello è un ricercatore di professione,nonchè papà di una bambina stupenda, ed è un altro pescatore alla ricerca continua di tempo per andare a pesca, ma spesso i suoi impegni e le sue responsabilità glielo impediscono…

 

 

 

 

DSCN1439.JPG       Vi presento Danny (POISON per gli amici)

       Pesce serra preso di notte a Brindisi a spinning con un popper testa rossa della Storm

        Luogo top secret…

Week end

1237787236.JPGVisto che l’oceano è lontano, per adesso,

 qualcosa da fare per i week end l’ho trovata…

 

tipo giocare con un serpente…

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 Bisius l’uomo che sussurrava ai serpenti…

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 oppure fare un pò di sport…151544829.JPG
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